Nell'aprire il nuovo cd di Francesco Magni: "Scigula",
si ha subito l'impressione di avere tra le mani una specie
di piccolo scrigno ricco di preziosità, non solo per
il curatissimo involucro cartonato del cd stesso, ma perché
con esso si dischiude un mondo fatto di ricordi, di sapori,
di immagini, di suoni e colori che ci parlano di tempi ormai
passati, di un mondo che ci appare lontano e che oggi sembriamo
quasi rinnegare in nome del vorticoso benessere e del frenetico
vivere quotidiano di cui siamo spesso non solo le vittime
ma anche gli artefici. Se poi il nostro Magni, credo con la
sua ironia, ci appare ritratto nella foto del booklet quasi
somigliante ad un neo-Garibaldi dell'era moderna, credo non
sia del tutto errato attribuirgli l'appellativo di."Eroe
dei due mondi", per aver saputo musicalmente unire e
fondere con stile ed originalità la lezione e la tradizione
del passato riadattandola e riavvicinandola alle tematiche
ed alle problematiche odierne.
In bilico tra canzone d'autore, ballate popolari,
piccole fiabe ricche di poesia, giochi di parole sospesi tra
ironia e talvolta da poco velati doppi sensi (come del resto
è tradizione in tante canzoni, ballate e filastrocche
popolari), Magni ci offre un affresco della sua terra com'era,
e come è oggi intaccata dallo sviluppo capitalistico,
dalle speculazioni economiche, da "terrorismi" ambientali
vere negazioni del progresso civile.
Il brano "LA MIA TERRA", porta la data
del 1974, proprio lo stesso anno in cui Pier Paolo Pasolini
riscrive completamente le sue opere poetiche più conosciute:
"La meglio gioventù" e "Poesie a Casarsa",
alla luce proprio dei radicali, profondi e spesso traumatici
cambiamenti provocati dal miracolo economico e dal nuovo volto
che in quel periodo iniziano ad assumere le periferie delle
città e i borghi contadini, che conoscono una nuova
stagione dell'emigrazione. Se Pasolini scrive "Non rimpiango
una realtà ma il suo valore/non rimpiango un mondo
ma il suo colore/l'aria e gli alberi non sono più beni
della solitudine/Io mi guardo indietro, e piango i paesi poveri/le
nuvole e il frumento/la casa scura/il fumo/le biciclette/gli
aeroplani che passano come tuoni/il modo di ridere che viene
dal cuore" ..Magni dice: "La mia terra la va in
malora/cont la roggia, el ciel, el praa" ("La mia
terra la va in malora/con la roccia, il cielo e il prato),
e nell'altro brano "EL ME' PAES" ("Il mio paese").le
cose non vanno meglio: "El mè paes vel disi anmò
l'era un spettacol/Ma ghera i gent che ghè credeva
anmò ai miracol/Liron liran anche el miracol l'è
rivà/Vardes in gir vialter el risultà"
(Il mio paese ve lo dico ancora era uno spettacolo/Ma c'era
la gente che credeva ancora ai miracoli/Piano piano anche
il miracolo è arrivato/Guardatevi in giro, guardatelo
voi il risultato).
Magni sa però anche divertirci, farci sorridere
e nell'apparente testo non-sense del brano iniziale "LA
GAINNA DEL POLLEE" ("La gallina del pollaio"),
appaiono ad un certo punto la new economia e. "uno specialista
del pollaio un tale Bano". Tra gli altri brani del cd,
meritano sicuramente una segnalazione "EL SPIRITELL CONTENT"
("Lo spiritello contento"), con la voce di Nanni
Svampa; una piccola poesia che come lo spiritello del brano.
"corre sbracata su un tulipano cullato dal vento";
"EL PAES DI BOSIARD" ("Il paese dei bugiardi")
per il frizzante e circense arrangiamento ed il cui testo
è del grande Gianni Rodari.
LA TEGNOEULA" ("Il pipistrello")
e "MATRIMONI D'AMOR" ("Matrimonio d'amore")
due brani tradizionali riadattati e musicati da Magni ed i
cui testi originali risalgono a scritti di autori del '800.
Infine, l'ironia diventa forma di protesta in "LAMBRADA",
una "canzone ecologica" sulle deplorevoli condizioni
ambientali del fiume Lambro e delle terre circostanti e di
molti altri fiumi, fiumiciattoli e laghi lombardi (e purtroppo
non solo Lombardi). Molto interessante anche l'aspetto sonoro-musicale
del cd che non si limita ai soli suoni prodotti delle chitarre,
delle batterie e bassi ma si arricchisce del ritmo prodotto
da trombe, tromboni, sitar, organetti, tabla, arpe celtiche,
tamburi ad acqua, corni francesi e bastoni della pioggia.
Caro Francesco, credo proprio che questa tua "scigula",
sia l'unica "cipolla" che non "pizziga i oggitt.",
ma se proprio deve far lacrimare gli occhi, lo fa per gioia,
per commozione, per la sincerità del tuo canto.
Alberto Barina
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